Miele e trattamento delle ferite

Oggi riproponiamo un articolo scritto da Luca Tufano, dal nostro presidente Aristide Colonna e dall’agronoma Beti Piotto sulla rivista Apinsieme nel mese di settembre.

Miele e trattamento delle ferite

Negli ultimi anni i mezzi di comunicazione riportano notizie sempre più allarmanti, e in molti casi giustificate, relative alla resistenza dei batteri ai trattamenti antibiotici.

In effetti, diversi studi recenti hanno puntualmente segnalato l’emergere di batteri multi-resistenti sia nell’ambito della medicina umana che veterinaria. È pertanto ragionevole che il mondo della ricerca si interroghi e cerchi di trovare delle soluzioni alternative o integrative ai prodotti oggi in uso nella medicina moderna, e non a caso la stessa industria farmaceutica sta sviluppando la propria indagine in questa direzione.

Esiste poi un altro approccio, tutt’altro che banale, che pone l’attenzione
sui principi attivi, spesso negli ultimi decenni trascurati, contenuti nei prodotti naturali. I prodotti naturali, in alcuni casi, possono essere utilizzati in alternativa a prodotti farmacologici di sintesi o costituire un’integrazione alle cure convenzionali della medicina moderna. Tra le discipline che si interessano di questo ambito della ricerca vi è certamente l’apiterapia, sulla quale è opportuno fare alcune necessarie precisazioni.

Sottolineiamo ancora una volta come l’apiterapia debba essere correttamente intesa come integrazione della medicina moderna e non come una sua sostituta. Non a caso, tutti gli articoli che propone l’Associazione Italiana di Apiterapia si basano sulle più recenti acquisizioni scientifiche, a dimostrazione che noi non parliamo né di fantasie né di medicine “alternative”, ma al contrario di applicazioni cliniche verificate secondo i criteri oggettivi e statistici della ricerca moderna. Con l’apiterapia siamo in tutto e per tutto nell’ambito della medicina moderna, osservando però le cose con un occhio nuovo, aperto alle sperimentazioni, al confronto e all’innovazione, come spesso accade in chi non è mosso da interessi di “bottega”.

Tra i prodotti naturali che attirano l’attenzione dei medici e dei ricercatori, spiccano certamente i prodotti dell’alveare e, tra di essi, il miele ha un posto di eccellenza. Il miele, come noto, è una concentrazione viscosa di zuccheri prodotti da Apis mellifera a partire da fonti nettarifere o da melate. L’utilizzo del miele per la cura delle ferite e delle malattie dell’intestino è largamente attestato nella storia, e ne troviamo
diversi esempi preso gli Egizi, gli Assiri, i Greci, i Romani e i Cinesi.

Dall’archeologia sappiamo che gli antichi Egizi usavano il miele come
trattamento per le ferite già nel 3.000 a. C. e una ricetta standard a base di miele, prodotta per la cura delle ferite, è indicata con chiarezza nel papiro Smith, un testo egizio risalente al 2.600-2.200 a.C.

Le stesse tombe egizie ci hanno consegnato vasi di mieli che, essendo stati sigillati, non hanno subito importanti alterazioni o decomposizione grazie alle proprietà batteriostatiche del miele. Dalla letteratura scientifica contemporanea sappiamo che il miele è in grado di ridurre le infiammazioni, il gonfiore, il dolore e gli odori sgradevoli, ragione per cui è stato largamente utilizzato nel trattamento delle lesioni della cute.

Inoltre, facilita la separazione del tessuto necrotico senza rendere necessario l’intervento chirurgico. Essendo una sostanza acida, inoltre, favorisce l’attività antibatterica. Nonostante il miele sia composto prevalentemente da fruttosio e glucosio, esso contiene anche oligosaccaridi, aminoacidi, minerali ed enzimi.

Più recentemente è stato riportato da diversi studi che i mieli possiedono
attività inibitoria su circa 60 specie di batteri aerobi e anaerobi, gram-positivi e gramnegativi. È stata osservata anche un’azione antifungina per alcuni lieviti e specie di Aspergillus e Penicillium.

Nell’ambito del trattamento delle lesioni cutanee con l’utilizzo di miele,
un altro tassello importante è stato fornito da una ricerca del 2018, condotta
presso il Benha Teaching Hospital, in Egitto (leggi nota 1 in fondo all’articolo).

I test clinici condotti sui pazienti dal team coordinato dal dottor Mohamed
Aly Ehorbity si sono svolti in un periodo di tempo compreso tra il 2014
e il 2016. Sono stati coinvolti nei test clinici 100 pazienti di età compresa
tra i 20 e i 60 anni, di cui 56 maschi e 44 femmine, tutti con ferite o piaghe
infette derivate generalmente da patologie come il diabete.

I pazienti trattati sono stati suddivisi in due gruppi (gruppo A e gruppo B): 50 pazienti sono stati trattati con miele e 50 con povidone-iodio.

I pazienti del gruppo A sono stati trattati giornalmente con miele di
Apis mellifera, mentre per i pazienti trattati con povidone-iodio (gruppo
B), impiegato abitualmente per la disinfezione e cura delle lesioni cutanee,
si è utilizzata una soluzione al 10%. Per evitare di falsare i risultati, sono stati esclusi dai test tutti quei pazienti che presentavano ipersensibilità al miele e/o al povidone- iodio.

I risultati raccolti da Aly Elhorbity e colleghi dimostrano che le guarigioni
raggiunte con l’impiego di miele sono state più rapide e definitive:
da un minimo di 10 giorni a un massimo di 6 settimane il miele
ha dimostrato i suoi effetti curativi sui pazienti, contro le circa 2
-8 settimane delle cure con povidone-iodio. Inoltre – e questo è un
elemento tutt’altro che secondario – il trattamento con miele è stato meglio
tollerato dai pazienti essendosi rivelato meno doloroso, nonché più
economico
.

Quest’ultimo dato è particolarmente interessante se si considera la necessità di trattamenti sanitari in Paesi meno sviluppati e con budget di spesa sanitari limitati, così come può essere un elemento di grande interesse anche per la sanità dei Paesi più sviluppati, in cui spesso si avverte il problema di un contenimento dei costi compatibile con il mantenimento di elevati standard terapeutici.

Il miele ha dunque dimostrato, in questi test clinici, di poter essere utilizzato efficacemente in alternativa ai trattamenti convenzionali, rivelando inoltre una migliore tolleranza per i pazienti e tempi di efficacia più rapida rispetto ai principi attivi di sintesi normalmente impiegati nel trattamento delle lesioni cutanee. Il tutto, inoltre, a costi più contenuti rispetto ai farmaci convenzionali.

Note
1) «Food Bee Honey versus Conventional Antiseptic in Local Management of Acute Infected Wounds» di Mohamed Aly Elhorbity e colleghi, pubblicata nel marzo del 2018 sul Journal of Surgery And Emergency Medicine. Per la ricerca integrale, vedi il link: http://www.imedpub.com/articles/food-bee-honey-versus-conventional-antiseptic-in-local-management-of-acute-infected-wounds.pdf

Associazione Italiana Apiterapia

Il miele e i suoi effetti terapeutici

Oggi riproponiamo un articolo scritto da Luca Tufano e dal nostro presidente Aristide Colonna sulla rivista Apinsieme nel mese di novembre.

Il miele e i suoi effetti terapeutici

Attorno alle proprietà terapeutiche dei prodotti dell’alveare si possono osservare due tipi di atteggiamenti molto diffusi: il primo orientamento si caratterizza per l’accettazione fideistica e totale di ogni presunta proprietà, il secondo invece è pervaso da uno scetticismo altrettanto totale e esclusivista. Nel primo caso, gioca una parte importante un certo pregiudizio antiscientifico e antimoderno che induce a cercare nei “rimedi della nonna” e nella medicina antica e “tradizionale”, l’alternativa alla farmacologia convenzionale, ritenuta troppo invasiva o addirittura dannosa. Il secondo orientamento, invece, è dato da una certa forma di supponenza scientista, per cui si ritiene che i rimedi cosiddetti naturali siano dei palliativi, nella migliore delle ipotesi, riponendo una fiducia esclusiva nella chimica come unica risorsa di soluzioni valide.

In realtà, questo atteggiamento, che pretende di essere scientifico, è piuttosto profondamente antiscientifico, in quanto ignora tutte le più recenti acquisizioni nell’ambito della ricerca propriamente detta. È proprio la ricerca scientifica, e non un erbario medievale o un trattato di Ildegarda di Bingen, a dirci che vi sono verificate proprietà terapeutiche dei prodotti naturali come il miele, il polline, la propoli, la gelatina reale. E questo non in virtù di proprietà “magiche”, ma per la presenza di principi attivi, in questi prodotti, in grado di suggerire importanti e innovative applicazioni terapeutiche.


L’Associazione Italiana di Apiterapia ribadisce da sempre la propria ade-renza alla ricerca scientifica e la volontà di proporre l’apiterapia come integrazione alla medicina moderna.
Ciò che proponiamo, anche a livello di divulgazione scientifica, è un’informazione basata sulle più recenti acquisizioni in questo campo, dimostrando, di volta in volta, come i due atteggiamenti pregiudiziali, a cui prima accennavamo, non abbiano ragion d’essere.
Chi vuole avvalersi dei rimedi naturali, dovrebbe tenere conto dei limiti terapeutici che questi principi attivi, come altri, possiedono. Chi, al contra-rio, nega l’efficacia dei principi attivi dei prodotti naturali, dovrebbe semplicemente aggiornarsi, ricorrendo a quella scienza che crede di rappresentare.

In tempi recenti, il miele è stato testato in diversi studi in vivo e in vitro. Sono state così verificate le sue attività antiossidanti, antinfiammatorie, antibatteriche, antilipidemiche (cioè di abbassamento del colesterolo e dei trigliceridi nel sangue) e antitumorali. In particolare sono state dimostrate le capacità antiossidanti del miele, che contribuiscono alla prevenzione di vari stati infiammatori acuti o cronici. Gli acidi fenolici e i flavonoidi sono noti per avere effetti antineoplastici grazie alla loro azione di contrasto ai radicali liberi. I ricercatori si sono generalmente concentrati sugli effetti antiproliferativi, genotossici e apoptotici (nota 1) del miele.

Effetti antiproliferativi sono stati dimostrati in una varietà di tessuti di cellule tumorali del seno, del colon-retto, della prostata, del cavo orale. I composti polifenolici del miele sono stati considerati uno dei principali fattori responsabili dell’attività anti-proliferativa.

Tuttavia, i meccanismi di questi effetti e la relazione con il tipo di miele (origine botanica) e il suo contenuto polifenolico non sono stati chiariti in dettaglio.

Uno studio recentemente pubblicato, si è proposto lo scopo di chiarire questi meccanismi, esaminando gli effetti di due diversi campioni di miele, selezionati rispetto al profilo fenolico e ai flavonoidi (nota 2).

Le due varietà di miele utilizzate da Kocygit e colleghi, provenienti dalla Turchia, sono il miele di melata Quer-cus pyrenaica, con contenuti elevati di fenoli e antiossidanti, e un miele multiflorale con un contenuto di fenoli e antiossidanti più basso.


I due campioni sono stati usati per incubare per 24 ore delle cellule AGS (cellule di adenocarcinoma dello stomaco) e sono quindi stati verificate la vitalità delle cellule tumorali, i danni al DNA, l’apoptosi e la generazione di ROS. I ricercatori hanno così verificato che il miele di melata di-mostrava delle capacità citotossiche, apoptopiche e genotossiche superiori rispetto al miele millefiori, il che è in evidente relazione con la maggio-re presenza di flavonoidi e fenoli.


Questa azione potrebbe essere correlata alle proprietà pro-ossidanti dei mieli, e non solo alle funzioni antiossidanti sin qui ampiamente studiate. I pro-ossidanti sono sostanze chimiche che inducono uno stress ossidativo, attraverso la creazione di specie reattive dell’ossigeno (ROS) o l’inibizione di sistemi antiossidanti. Lo stress ossidativo prodotto da queste sostanze può danneggiare cellule e tessuti.

Il miele di melata ha rivelato di inibire la proliferazione di cellule tumorali già a concentrazioni molto basse, confermando alcune indicazioni fornite da Fernandez-Cabezudo et altri che per il miele di manuka avevano verificato la capacità del miele di manuka al 0,6% di proliferazione cellulare.

Questo meccanismo inibitorio della proliferazione delle cellule tumorali sembra dipendere dalla produzione di ROS delle cellule tumorali, che viene condizionato dalla presenza dei fenoli del miele, i quali in questo modo condizionano la vitalità delle cellule attraverso un’azione pro-ossidante.
In conclusione, la ricerca ha mostrato come basse concentrazioni di campioni di miele avevano effetti proliferativi a causa della loro attività antiossidante (già ampiamente di-mostrate in altri contesti), mentre più elevate concentrazioni avevano effetti citotossici, genotossici e apoptotici a causa delle attività pro-ossidanti nelle cellule tumorali.


Tutti questi effetti erano maggiori con il miele di melata, che possedeva un contenuto fenolico più elevato rispetto al miele multiflorale.

Questi dati suggeriscono un possibile utilizzo futuro, ancora tutto da definire nelle applicazioni terapeutiche, a integrazione e supporto dei trattamenti convenzionali nelle cure del cancro.

Note

1) L’apoptosi indica una forma di morte cellulare programmata, che comporta diversi segnali biochimici.
2) Si tratta di «Quercus pyrenaica Honey-dew Honey With High Phenolic Con-tents Cause DNA Damage, Apoptosis, and Cell Death Through Generation of Reactive Oxygen Species in Gastric Adenocarcinoma Cells» di A. Kocygit e colleghi, pubblicato il 26 settembre 2019 da «Integrative Cancer Therapies».

Medicare le punture di riccio, un consiglio dalle api

Medicare le punture di riccio. 

1. Pulire la zona interessata con acqua di mare pulita poi con
acqua dolce. 

2. Applicare su tutta la zona interessata ittiolo. (pomata di 
origine minerale con proprietà antisettiche, 
antinfiammatorie e decongestionanti). 

3. Lasciare agire per 15 minuti

4. Con una pinzetta rimuovere gli aculei, che rimarranno 
attaccati all’ittiolo, per poi rimuovere i rimanenti residui di 
pomata. 

5. Lavare con acqua ed applicare uno spesso strato di miele
Lasciare fasciato per 24 ore. 

6. Il miele non solo manterrà sterile la zona ma farà affiorare 
gli aculei rimasti.

Qui puoi leggere gli altri consigli delle api per l’estate (scottature, tagli sugli scogli, colpi di calore…).

Estate, ferite da spiaggia. I consigli delle api

Ecco un altro utile consiglio che ci può aiutare a curarci in modo efficace con un pensiero alla natura.

Nelle vacanze spesso capita, durante delle passeggiate sulla battigia o sugli scogli, di farsi tagli ed escoriazioni che se non trattati correttamente finiscono per infettarsi e fare un gran male rovinando il nostro tanto meritato riposo.

L’Associazione Italiana di Apiterapia consiglia l’uso del miele per il trattamento delle ferite perché aiuta sia la cicatrizzazione che a combatte l’insorgere di infiammazioni.

Anemoni di mare, celenterati che possono annidarsi tra gli scogli e provocare piccole cisti o addirittura infettare ferite che poi stentano a cicatrizzarsi. Non solo.

Il caldo di questi mesi rende la nostra pelle più vulnerabile, perché ne modifica la sudorazione ed il “pH”.

Così anche un banale taglio o una piccola trascurabile ferita può trasformarsi in un problema. E i casi di ferite che s’infettano, quest’estate sono aumentati: lo conferma il dottor Massimo Ceccarini, primario di Dermatologia dell’Asl 6 di Livorno. Non che sia un fenomeno del tutto nuovo, questo, ma indubbiamente è cresciuto di dimensioni tanto che in questi giorni anche alcuni medici di famiglia hanno lanciato l’allarme.

Estate e colpo di calore, i consigli delle api

Ciao a tutti, oggi continuiamo a parlare delle possibili applicazioni, in estate, dell’apiterapia. Dopo le scottature (ricordate, mettere sulle zone interessate un cucchiaio di miele con l’aggiunta di un cucchiaino di olio d’oliva. Si crea un’emulsione da mettere due volte al giorno…), oggi è la volta dei colpi di calore.

Dunque, colpo di calore e reidratazione. Vi mettiamo alcune immagini che raccolgono dei consigli generali.


Inoltre, per la reidratazione può essere utile un infuso di tè, con alcune foglie di menta e due cucchiai di miele, il tutto sciolto in 1 litro d’acqua fresca non ghiacciata.


Ciao e alla prossima, Associazione Italiana Apiterapia.

Estate, miele per le scottature

Tempo di vacanze e uno dei problemi più frequenti è l’eccessiva esposizione al sole! In caso di scottature, l’Associazione Italiana Apiterapia consiglia di mettere sulle zone interessate un cucchiaio di miele con l’aggiunta di un cucchiaino di olio di oliva. Si crea un’emulsione che metterete due volte al giorno con sorprendenti risultati rinfrescanti e cicatrizzanti in pochi giorni!

LUNA DI MIELE CON LA PELLE

pelle soleLe nostre care api sono in procinto di affrontare il caldo estivo e noi? Noi forse. Il sole e le calde giornate ci spingono però verso il solito armadietto, dove, tra una confezione di colluttorio e cerotti, troviamo le creme della scorsa estate. Felici di aver gabbato così l’emergenza spiaggia senza ombrellone e le sgradevoli ustioni solari seguenti, allunghiamo nella nostra borsa questi flaconi dai colori sgargianti, arricchite di promesse di splendide abbronzature tropicali. Continua a leggere